giovedì 31 marzo 2016

La Domenica delle Palme

L’evangelista Giovanni descrive l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, il figlio di Dio viene riconosciuto come Messia e viene acclamato dalla folla che agita rami di Palma come segno di regalità e simbolo di trionfo.
In Sardegna, nelle pianure, il Cristianesimo era diffuso come in tutto il Mondo allora conosciuto. C’era solo una zona, quella montana, quella parte dell’isola così difficile da sottomettere che adorava tronchi d’albero, pietre, forze della natura la Dea Madre e il dio Tor. Siamo ai tempi di Papa Gregorio Magno, ai tempi dell’imperatore Maurizio Tiberio, tempi in cui Sardegna e Corsica facevano parte dell’esarcato d’Africa.  Tutto inizia allora, con una lettera scritta dal 64° vescovo di Roma al Dux Hospitone capo supremo delle civitates barbarie:
Poiché nessuno della tua gente è Cristiano, per questo so che sei il migliore di tutto il tuo popolo: perché sei Cristiano. Mentre infatti tutti i Barbaricini vivono come animali insensati, non conoscono il vero Dio, adorano legni e pietre, tu, per il solo fatto che veneri il vero Dio, hai dimostrato quanto sei superiore a tutti. Ma dovrai mettere in atto la Fede che hai accolto anche con le buone opere e con le parole, e al servizio di Cristo, in cui tu credi; dovrai impegnare la tua posizione di preminenza, conducendo a Lui quanti potrai, facendoli battezzare e ammonendoli a prediligere la vita eterna. (Gregorio Magno, Epistula ad Hospitonem)
Tutto inizia con questa lettera, e il popolo Barbaricino da pagano diventa monoteista,Cristiano.
 La sacralità, la devozione assoluta si può toccare con mano in questo territorio. La domenica delle Palme credo  sia quella che in assoluto metta in risalto la grande religiosità che la distingue da tutte le altre giornate cristiane. A Desulo, ogni anno, l’appuntamento è nella Chiesa del Carmelo di Ovolaccio, dove ha inizio l’unica processione sacra che affascina chiunque la veda. Potrebbe apparire agli occhi di un visitatore come la scena di un film. Ma non è la scena di un film, è la tradizione millenaria che ancora vive nel cuore dei suoi abitanti ad avere la meglio.
Un lungo corteo, dove a capo procedono novanta donne vestite con il tipico abito tradizionale, quello da festa, con grandi palme, intrecciate da abili mani, seguite da tutte la popolazione. La cerimonia ha inizio nel rione di Ovolaccio, percorre tutta la via del paese sino ad arrivare alla Parrocchia di Sant’Antonio nel Rione di Issiria. Non credo ci siano parole per riuscire a descrivere lo spettacolo, il verde delle montagne, il rosso dell’orbace i ricami in seta, e il silenzio al loro passaggio.

Chissà cosa penserebbe oggi Papa Gregorio Magno nel vedere che quel popolo di Montagna è diventato finalmente Cristiano ma venera il suo Dio con l’antico abito ispirato alla dea Madre che completa il tutto con le candele ispirate al Dio Tor. Penso che i nostri Avi ne sarebbero fieri.

Nessun commento:

Posta un commento